La Sinistra e la Libertà

Perchè esiste, oggi, la necessità di proporre un nuovo partito all'interno del panorama di una sinistra già fin troppo divisa? Dico subito "partito", perchè è fin troppo evidente la malcelata retorica che esiste dietro quanti si propongono come movimento; comitato; associazione o quant'altro: quando ci si schiera politicamente, quando si diventa "parte" politica, si è già partito. Il resto sono solo "flatus vocis".
Dunque perchè un nuovo partito? Perchè quelli esistenti non ci soddisfano, ovviamente.

Non ci soddisfa la sinistra-non sinistra rappresentata dal Partito Democratico, un partito ormai completamente dedito all'amministrazione dell'esistente; e che, proprio per questo, ha perso una delle caratteristiche fondamentali dell'essere-sinistra, una delle teorie che fondano, che danno consistenza e senso alla stessa scelta primigenia per la parte politica di sinistra: la teoria della trasformazione della società. Non si può, contemporaneamente, essere di sinistra e non pensare alla possibile trasformazione della società. Amministrare l'esistente può solo voler dire, nel concreto, arrendersi al "mercatismo"; al liberismo. Con la conseguente burocratizzazione degli apparati dirigenti cui assistiamo ogni giorno di più.

Non ci soddisfano gli slogan semplicistici dell'Italia dei Valori. Se il perseguimento della legalità ci trova d'accordo nel momento in cui la "costituzionalità" è sempre più brutalizzata dal Potere massmediatico, è però pur vero che Giustizia e Legalità diventano slogan "paralizzanti" nel momento in cui di tali, pur sempre vuoti, contenitori non se ne specifica il contenuto. Dobbiamo quindi confrontarci in maniera critica sia col contenuto che col contenitore. Non potremmo mai accettare una legalità che tutelasse l'interesse di alcuni a danno di altri; una giustizia che diviene "questurinismo" a tutela di interessi precostituiti. Ai "dipietristi" possiamo solo ricordare l'ammonimento di Thomas Hobbes: "auctoritas, non veritas, facit legem". Un ammonimento (non credo ci sia bisogno di traduzione) che ricorda come nessuna semplificazione può essere ammessa nello scenario storico della gestione del potere politico.

Non ci soddisfa, infine, il corso intrapreso dalla Federazione della Sinistra (Rifondazione; PdCI e altri minori). Non ci convince la ripresa di un marxismo che tradisce lo spirito autenticamente libertario (presente perlomeno fino a: "L'ideologia tedesca") dello stesso Marx in favore di una lettura "leninista", nella quale la Forza annichilisce ed annulla l'individuo e la sua specifica libertà. Non ci convince la (forzata e conseguente) ambiguità sul problema dei rapporti di forza all'interno del "partito" e, soprattutto, nei riguardi della concezione della proprietà privata.

Ciò che vogliamo è un partito che sia AUTENTICAMENTE di sinistra. Crediamo che per troppo tempo si siano colpevolmente rinnegate le basi stesse del pensiero di sinistra. Abbiamo per troppo tempo chiuso gli occhi davanti a quella teoria che Marx chiamava del "plusvalore", e che oggi ci si para drammaticamente davanti con la spasmodica ricerca della manodopera sempre a più basso costo. Abbiamo per troppo tempo chiuso gli occhi davanti alla "alienazione" del lavoro: cosa può essere, se non alienante, il lavoro precario? Abbiamo, come ubriachi, per troppo tempo creduto all'ideologia mercatista e al suo predicare il "progresso"; l'"evoluzione". Cos'altro può essere, se non una "evoluzione", la trasformazione dell'economia occidentale da manifatturiera in finanziaria? Eppure c'è chi ancora ingenuamente crede che esistano una econonia "reale" (la fabbrica) e una finanziaria (sarebbe l'irreale?). Continuiamo a chiudere gli occhi persino davanti alla realtà concreta ed innegabile dell'impossibilità di porre un freno alla finanziarizzazione dell'economia (tanto che già oggi, a solo pochi mesi dall'esplosione di una crisi gravissima, i cosidetti "derivati" raggiungono di nuovo una quota pari a nove volte quella del PIL mondiale). Non c'è bisogno di rileggersi Marx, Lenin o Gramsci. Basta ascoltare quello che hanno detto, e dicono, alcuni fra i più grandi economisti del 900 e dell'attualità.

Accanto a questo, crediamo sia però indispensabile rapportarsi all'individuo e alla sua libertà. Crediamo sia indispensabile riannodare quel filo spezzato che parte dal Marx "filosofo" e che, attraverso l'interpretazione fornitaci da alcune delle più grandi figure filosofiche del 900 (penso solo a personaggi del calibro di Adorno o di Habermas), arriva alla comprensione della libertà individuale nella maniera descritta, ad esempio, da un Camus o da un Foucault. Che arriva a comprendere la globalizzazione attraverso la comprensione dell'Altro-da-me nella maniera descritta da Levinas.

Si tratta, inutile nasconderlo, di un compito arduo. Un compito reso ancor più arduo dalla presenza (particolarmente in Italia) di una "forma mentis" ancora troppo legata ad una ortodossia dirigistica di stampo togliattiano (evidentissima nel Partito Democratico). Una ortodossia leninista che ha creato, in maniera speculare, un anticomunismo viscerale che prende la sua pietra di paragone nelle bestialità del socialismo reale.

Crediamo che, oggi, una sinistra che voglia rinascere dalle sue ceneri; che voglia riproporsi e riproporre la sua visione del mondo non possa che ripartire da un lavoro di scavo culturale profondissimo e rigoroso.
Crediamo innanzitutto che, ora più che mai, vi sia bisogno della sinistra.

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Mauro Rossi
(membro Comitato regionale Sinistra Ecologia e Libertà)