Capitalismo post crescita, pubblicità e cittadini consumati



- di Diego Barsotti -
«Il capitalismo moderno è la combinazione di questi due elementi: l'invenzione di bisogni e l'infantilizzazione della società adulta». Benjamin Barber intervistato da Repubblica in occasione dell'uscita del suo ultimo libro offre una miriade di spunti interessanti sull'evoluzione del capitalismo e del suo pilastro fondamentale: la crescita dei consumi.

Per quanto riguarda l'invenzione dei bisogni non si tratta altro che di una presa d'atto, riconosciuta ormai da decenni, a partire dai lavori di Galbraith e Baudrillard. Interessante e un po' più nuovo la riflessione secondo cui «adolescenti e bambini diventano l'archetipo, il modello del consumatore ideale, perché sono impulsivi e non riflettono a lungo prima di comprare». Da una parte quindi la frontiera dei consumi è stata spostata verso fasce d'età sempre più basse, dall'altra «la beatitudine - risponde Barber - viene associata a restare anche in età adulta dei consumatori-bambini, egocentrici che dicono "io voglio" per sempre».

L'instupidimento del consumatore è ben evidente anche nella strategia che la grande distribuzione ha messo in atto nel periodo della crisi, offrendo in promozione nel corso del 2009 quasi un quarto dei propri prodotti. Ufficialmente e formalmente si tratta di operazioni che vengono incontro alle famiglie che si trovano sempre più in difficoltà ad arrivare a fine mese. Ma perché nessuno incrocia questo dato per esempio con quello della percentuale di cibo che viene buttato via oppure della riduzione della prospettiva di vita di ogni singolo oggetto che acquistiamo (sempre più spesso) utilizziamo (sempre di meno) e infine gettiamo via (sempre prima) per acquistarne uno nuovo uguale?

(Continua...)