I dati fino a ieri sera...e l'inizio di un cammino

Il Comune di Città di Castello ci informa che la rilevazione fatta alle ore 22 mostra un sensibile calo di votanti anche nella nostra città.

Hanno votato 16.781 elettori, pari al 51,23% dei 32.758 aventi diritto. Rispetto alle regionali del 2005, il calo è del 6,89%, pari a 2.594 elettori. Cinque anni fa, infatti, aveva già votato il 58,12% degli aventi diritto.

Questo dato, che speriamo venga migliorato domattina, dice ai partiti ed ai candidati che non basta investire una montagna di soldi per farsi pubblicità (perché una campagna elettorale fatta solo di slogan e non di iniziative politiche e programmatiche è solo una operazione pubblicitaria) per ottenere il risultato di incoraggiare gli elettori ad esercitare il proprio diritto di voto.

Questo dato ci dice che tutti devono fare un passo indietro e riprendere a dialogare con i cittadini, spiegare faccia a faccia il perché di una candidatura ed i caratteri programmatici della propria proposta politica.

Fare tanti km, dal capoluogo fino all’ultima casa di campagna, per ricominciare a tessere il filo di un ragionamento che parli ai sentimenti di ciascun elettore.

Solo così la politica tornerà ad avere un senso e l’indispensabile impegno dei giovani sarà incoraggiato.

Senza falsa modestia, SEL Alto Tevere non ha speso soldi in "pubblicità". Ha speso per l’intera campagna elettorale meno di 1.000 euro; Ma ha speso tanti, tantissimi sorrisi rivolti a chi ci ha permesso di spiegare le ragioni della nostra proposta politica.

Sorrisi e parole che hanno raggiunto volti di tutti i colori e persone di ogni genere e condizione sociale. Tutti, senza prestare attenzione a chi aveva la tessera elettorale in tasca, perché riteniamo che le elezioni regionali siano solamente l’inizio di un percorso, perché riteniamo che sia stato giusto far partecipi del nostro impegno anche coloro cui attualmente è negato il diritto di cittadinanza e di voto.

Probabilmente non otterremo risultati enormi, ma abbiamo ottenuto il risultato più importante, quello di esserci anche il 30 marzo, e saremo pieni di sorrisi e di proposte da fare a tutti coloro che desidereranno ascoltarci e ci daranno fiducia.

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Stefano Briganti

La banca del voto

Stefano Briganti - Il candidato SEL per Città di Castello e l'Alto Tevere UmbroJaska ha 25 anni e, come Monica Bellucci, viene da Città di Castello; anzi, è più tifernate di lei, perché Monica è di Lama, un paese ad una decina di km, nel Comune limitrofo di San Giustino. Il nome Jaska non è propriamente umbro, e neppure il suo cognome: Jaskarandeep Singh Gakhal è infatti originario del Punjab, Stato dell’India settentrionale ai confini con il Pakistan, ma all’età di 6 anni è arrivato in Italia con la sua famiglia.

Ha fatto qui le elementari, le medie, il liceo scientifico-tecnologico ed ora studia Scienze Politiche a Perugia. Gli ultimi 19 anni della sua vita li ha trascorsi dunque in Italia, così come i suoi genitori, e vorrebbe restare qui anche per la sessantina (speriamo abbondante) che ancora gli rimane: questa è casa sua, punto. Eppure, su internet si fa chiamare spesso Jaska Trasmigrante e normalmente mette nel suo profilo Facebook l’immagine di un uomo con la valigia, perché è così che si sente. O meglio, perché è così che lo costringiamo a sentirsi.

«Faccio parte di quella consistente fetta del popolo italiano che, un secolo dopo il suffragio universale maschile e mezzo secolo dopo il voto alle donne, non potrà votare in queste elezioni. Per noi si sono dimenticati di applicare le regole della democrazia, per noi nessuno si è strappato le vesti. Noi siamo gli immigrati, siamo i figli degli immigrati e dei rifugiati, nati in Italia o arrivati qui da piccoli. Le normative vigenti sanciscono per noi lo status di cittadini di serie B. Fintantoché le leggi non cambiano non potremo essere gli Obama italiani, ma nemmeno insegnanti, avvocati, magistrati, impiegati e dirigenti pubblici, ingegneri, architetti, notai, vigili del fuoco, poliziotti, militari, bidelli, autoferrotranvieri e qualsiasi altra attività che preveda l’accesso mediante concorso pubblico».

A fronte di quei milioni di italiani che in queste ore stanno disertando le urne, Jaska morirebbe dalla voglia di votare. Perché la sua Regione sta eleggendo un nuovo presidente e lui – che pure è impegnato in politica – non può partecipare alla scelta, per almeno due motivi: il primo è che, nonostante sia italiano di fatto, è ancora straniero di diritto, a causa di una legge sulla cittadinanza che aspetta solo di essere cambiata; il secondo è che, cittadinanza o meno, l’Italia non ha ancora applicato quella disposizione della convenzione di Strasburgo che estende il diritto di voto alle amministrative anche ai residenti non comunitari. Vorrei lanciare una provocazione, ma è una provocazione seria: se c’è tra i lettori di questo blog (o tra i loro conoscenti) un cittadino italiano residente in Umbria che magari non sarebbe andato a votare, perché la politica non gli interessa o perché non si riconosce in nessun candidato, contatti tra oggi e domattina Jaska (jaska.singh@gmail.com) e vada a votare a nome suo. Tenetemi aggiornato: se funziona questa specie di banca del voto, abbiamo inventato una nuova forma di disobbedienza civile.

P.S. Non vorrei esagerare, ma proviamoci lo stesso: se c’è qualche ragazzo di seconda generazione che ha lo stesso problema di Jaska, scriva nel testo dei commenti il proprio nome, la propria mail e la Regione (o il Comune, se deve eleggere anche un sindaco) in cui risiede ma non ha diritto di voto. Non si sa mai.

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Andrea Sarubbi

Fonte: http://www.andreasarubbi.it/